Supercella Low Precipitation, Modena 11 giugno 2019

La caccia ha inizio nelle prime ore pomeridiane, quando una grande quantità di calore dovuto all’irraggiamento solare, inizia a sviluppare moti convettivi con formazione di cumulonembi a ridosso dell’appennino tosco-emiliano. Queste formazioni temporalesche vengono successivamente trascinate verso nord da venti in quota provenienti dai quadranti meridionali. Alle quote superiori la circolazione è infatti di tipo ciclonico, con la presenza di una saccatura colma d’aria fredda, disposta con il proprio asse sulla Francia, tendente a formare un cut-off in prossimità del golfo del Leone, una sinottica caratteristica per lo sviluppo di forti temporali in questo settore della Val Padana.

Dopo le 16, una cella di dimensioni maggiori diventa via via più intensa ed inizia a scendere dai rilievi montuosi, portandosi sulla pianura del modenese. Sino dalle prime fasi, si nota subito un’evidente rotazione con mesociclone, con updraft particolarmente sviluppato, tuttavia in un primo momento, le condizioni al suolo di foschia e umidità non ci permettono di vedere la base della struttura.

Successivamente la cella si è avvicinata a sufficienza affinché si potesse ammirare la sua reale natura, una supercella di tipo “LP” (low precipitation) in quanto la sua base presenta dimensioni contenute e le precipitazioni moderate in corrispondenza della zona di downdraft. Tuttavia la particolarità che più colpisce di questi scatti, è la marcata differenza tra la parte di basso livello dell’updraft rispetto alla zona più alta. Le foto mostrano una forte spinta convettiva, con inspessimento dell’updraft negli alti strati della colonna d’aria. Nelle regioni sottostanti la struttura si delinea più esile.

Tale fenomeno può essere ricondotto ad un’intrusione d’aria più secca a media quota, che riduce nettamente lo sviluppo della porzione più bassa del cumulonembo. Tale situazione può verificarsi in presenza di una grande quantità di calore (CAPE) che facilità lo sviluppo di cumulonembi con updraft molto attivi. In presenza di uno strato di inversione termica, dove si verifica un temporaneo aumento della temperatura, la corrente convettiva riesce a farsi strada con più difficoltà ed in uno spazio molto ristretto, superata l’inversione il flusso si allarga nuovamente per formare un updraft più corposo.

Questo era il motivo per cui la cella osservata presentava una struttura ascensionale a “cono rovesciato”, dove la base della cella appariva più stretta del suo corpo. Nelle fasi successive di sviluppo, il temporale è entrato in aperta Val Padana, dove è venuto a mancare quel piglio di shear e turbolenza in più che era fornito dallo scavallamento della massa d’aria attraverso il crinale appenninico. La cella si è dissolta, regalandoci tuttavia degli scatti particolari.

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