TERIBERKA; un viaggio nel profondo nord della Russia
L’idea di questo progetto è nata dal desiderio di provare sulla nostra pelle, l’esperienza di un viaggio ai confini del mondo, oltre il Circolo Polare Artico, alla ricerca di fantastici paesaggi da immortalare, provando l’esperienza delle Aurore Boreali. Il vento gelido dal Mare di Barents ha accompagnato ogni nostra giornata ed i momenti in cui la sua costante, opprimente presenza si è fatta sentire meno, sono stati davvero pochi. L’esperienza di viaggio nel nord della Russia, in certi momenti ha acquistato caratteristiche di una vera e propria spedizione, una sensazione di ansia ma anche di eccitazione per la scoperta di un luogo sconosciuto alle mete turistiche europee. Le difficoltà che abbiamo dovuto affrontare non sono state poche; a partire dalla comunicazione, la nostra scarsa padronanza della lingua russa, la scarsa padronanza della lingua inglese da parte della popolazione locale, ha creato una vera e propria barriera comunicativa che è stata molto difficile da risolvere. Anche le operazioni più semplici come un prelievo in banca, la scelta di un menù, una richiesta di aiuto, sono state difficoltose e non hanno fatto altro che accentuare la nostra sensazione di isolamento.
Suggestivo il passaggio dalla Taiga, la foresta di conifere, alla Tundra, laddove invece regnava quello che poteva essere definito come un vero e proprio deserto di ghiaccio, compreso di laghi completamente congelati e ricoperti di neve. Giunti a Teriberka nelle ore serali, eravamo già in uno stato di profonda eccitazione per la nostra seconda notte dedicata alle fotografie delle Aurore. La prima notte con lo sfondo la città di Murmansk ci aveva soddisfatti ma non era ancora abbastanza, eravamo troppo vicini alla civiltà e noi volevamo a nostra disposizione un luogo sconosciuto e profondamente evocativo. Finalmente un paesaggio artico completamente privo di ogni insediamento umano, tutto da esplorare e da approfondire.
Teriberka era se possibile ancora più decadente rispetto alla città di Murmansk; qui il senso di isolamento si faceva sentire in ogni azione della vita quotidiana, il nostro alloggio assolutamente spartano, senza nessun reale confort eccetto quello più importante, IL CALDO. La stanza del nostro ostello era percepita da noi viaggiatori come una vera e propria casa, un punto imprescindibile di riferimento e di ristoro, senza il quale ogni operazione sarebbe stata impossibile. Soltanto in queste condizioni, e cioè quando l’aspetto climatico trascende da ogni cosa, influenzando anche le attività più banali, puoi effettivamente realizzare di COSA abbia realmente bisogno l’uomo; di una casa, un letto dove dormire, qualcosa per nutrirsi e null’altro. In questi 10 giorni abbiamo abbandonato in fretta il nostro standard di confort, adattandoci alla situazione, una qualità imprescindibile che non tutti hanno.
Ciò che avevamo davanti era qualcosa da ammirare ma anche da rispettare, una considerazione questa, che non abbiamo mai trascurato nel corso del nostro viaggio e che ci ha consentito sempre di mantenere un atteggiamento prudenziale in ogni nostra azione. In questa condizione, il gelo con temperature sino a 20 gradi sotto lo zero, era in me l’espressione di una natura che volesse ad ogni costo preservare la sua sublime bellezza, lontana da occhi indiscreti, potevamo soltanto ammirarla e neanche con l’arrogante pretesa di voler sostare troppo a lungo.
William